GIOVANNA E LA SUA VITTORIA SUL MOBBING

 

Desidero presentare, in maniera sintetica, un caso paradigmatico di Mobbing, Stress e burnout, che mi ha coinvolto per oltre due lustri anche in sede peritale forense.

L’identità della protagonista è ovviamente mantenuta segreta, diremo solamente che l’ambiente lavorativo è stato un’azienda ospedaliera.

Non citerò pertanto n° e sede della sentenza emessa dal giudice per risarcimento di danni il 22-06-02.

 

1. La storia di colei che ho chiamato Giovanna Bianchi, nel mio libro (Paolillo, 2000), infermiera professionale, inizia circa nel 1985 con una caduta in corsia e lussazione al ginocchio.

Le continue lamentele per essere obbligata a continuare il lavoro sotto dolore vengono risolte in prima istanza con un intervento operatorio al menisco, mal eseguito.

L’intervento non appare risolutorio e per anni Giovanna, che soffre, chiede il trasferimento a mansioni che non richiedano la postura eretta.

La direzione del personale ignora quanto richiesto da Giovanna, dai suoi legali ed anche gli inviti dei propri ortopedici a cambiarle mansione lavorativa.

Giovanna presenta sempre più chiaramente un’artrosinovite che suggerirebbe l’impiego in lavori sedentari.

Cominciano a fioccare le denunzie da parte di Giovanna e atteggiamenti vessatori da Mobbing di vario livello e di varia intensità dal datore di lavoro. (dalle aggressioni verbali alle lettere raccomandate, alle visite mediche fiscali che per accertare la veridicità del male, le ruotano il ginocchio infortunato).

 

2. Purtroppo Giovanna, durante un turno di notte, cade di nuovo in corsia mentre ha in mano una flebo di vetro che si rompe, fortunatamente senza ferirla o peggio lasciarla dissanguata sul pavimento, ma la gamba nella caduta si aggrava ulteriormente.

Per continuare a camminare ora Giovanna è costretta ad indossare un “tutore” alla gamba.

Puntuale una lettera raccomandata dell’Amministrazione del Personale che obbliga Giovanna ad indossare la gonna durante il servizio (i pantaloni sono riservati solo agli uomini, incredibile, vero?).

Giovanna viene così costretta a mostrare al colto ed all’inclita, il tutore” che proteggeva la gamba: pubblica testimonianza della propria sofferenza.

La lettera di protesta che invio per questa condotta ben definibile psicologicamente irresponsabile o azione mobbizzante, resta senza risposta.

Il tutto è documentato negli atti di causa.

Intanto viene riconosciuta a Giovanna una pensione di invalidità dall’INAIL per la sofferenza alla gamba (una gamba non “la persona”) ed, in seconda istanza, un successivo aggravamento.

Giovanna è costretta a continuare a lavorare con posture erette: si aggravano i problemi ortopedici ed insorgono palesi i primi sintomi degli effetti del Mobbing definiti: sindrome post-traumatica da Stress ad esordio ritardato, Burnout e una distimia, (DSM-IV 300.40) certificati anche da uno psichiatra.

Dobbiamo pur far conto che nel DSM -IV , “ bibbia della moderna psichiatria”, cardine anche della psicopatologia forense (use of DSM IV in Forensic sittings, '94) il termine Mobbing, ancora non c’è, anche se alcuni autori lo hanno correlato inizialmente alla sindrome post-traumatica da stress.

Giovanna viene sottoposta a numerose visite di controllo, con la perseveranza e la crudeltà di diversi mobbers.

 Durante una visita fiscale, su richiesta formulata dall’Amministrazione, un medico, per verificare l’autenticità della malattia, arriva a ruotarle il ginocchio che le doleva da troppi anni, per 365 giorni l’anno e per 24 ore al giorno (gli stimoli nocicettivi arrivano in corteccia anche durante il sonno) e conseguentemente arriva un ulteriore aggravamento della “persona” Giovanna.


3. Nonostante la terapia farmacologica e psicoterapia di sostegno, la sindrome Post-Traumatica da Stress si aggrava.

Il D.S.M. dell’U.S.L. che ha in cura Giovanna e che è lo stesso “convenuto”del contenzioso forense è costretto a riconoscere nell’anno 1999 l’aggravamento psichico conclamato ed emette la diagnosi di disturbo depressivo maggiore grave cronicizzato in seguito a danno riportato al ginocchio e conclude : “...tale quadro psicopatologico comporta: una marcata compromissione del funzionamento lavorativo e delle relazioni interpersonali, aree sufficientemente mantenute prima dell’insorgenza della patologia psichiatrica...”.

Nel mese di marzo 2000, al termine dell’espletamento delle operazioni peritali forensi, Giovanna effettua un tentativo di suicidio con autodefenestramento.

Il suddetto tentativo non ha avuto successo perché ero presente in qualità di C.T.P. (consulente tecnico di parte) ed avendo notato durante il colloquio con il C.T.U. (consulente tecnico d’ufficio) l’insorgere in Giovanna dei sintomi di una fuga psicogena, riuscivo ad inseguirla, nelle scale della clinica, scagliavo a terra il computer portatile che avevo in mano per alleggerimi, superavo, nella tromba delle scale che erano vicine all’ufficio del C.T.U., prima la madre e poi il fratello di Giovanna (ben più giovane di me) , ed al terzo piano, quando Giovanna aveva aperto un finestrone della clinica per compiere l’insano gesto riuscivo ad afferrarla (con tuffo da portiere di calcio, che avevo fatto in ben più giovane età) e bloccarla , rotolandomi a terra sul pavimento con Giovanna.

Sequenza degna di un film della serie: l’ultimo minuto.

Le conclusioni presentate da entrambi i C.T.U. (un ortopedico e un neuropsichiatra nominati dal Tribunale) hanno finalmente confermato in pieno quanto avevamo sostenuto negli anni di contenzioso forense, anche confortati dalle elaborazioni computerizzate effettuati con numerosi test psicometrici (MMPI-2, Wisconsin , Bender, Rorschach secondo Exner, Casa, albero, Persona e altri).


4. Il Centro Militare della Cecchignola al quale Giovanna viene inviata , per competenza, ha formulato le seguenti conclusioni:

Giudizio Diagnostico: Disturbo Depressivo Maggiore Cronicizzato. Artrosinovite Cronica del ginocchio.

Giudizio medico legale: Non idonea in modo assoluto e permanente al SERVIZIO.

Così è terminata la storia lavorativa di Giovanna con un Mobbing attuato con continuità e pertinacia, attraverso numerose condotte persecutorie da un branco di mobber.

 Al lettore ogni commento.

La sentenza che è stata dal Tribunale di competenza a fine maggio 2002 è stata:

“…L’aggravamento del danno meniscale e non la sua totalità può essere messa in relazione con il comportamento del datore di lavoro. Infatti, parte di detto danno è riferibile all’intervento operatorio del 1985, la cui addebitabilità non è oggetto di causa.

L’aggravamento può essere individuato nella metà del punteggio e quindi il danno biologico va riconosciuto all’attrice il 35% per il disturbo depressivo ed il 6% per quello al ginocchio… (omissis).

“…merita accoglimento invece la domanda intesa al riconoscimento del danno morale, di notevole entità nel caso in esame e che viene indennizzato nella misura del 50% del danno biologico…. Tutte le somme riconosciute sono adeguate a valori monetari correnti e quindi, escluso il riconoscimento della rivalutazione monetaria sull’importo di € 161.841,83, …con criterio medio ed equitativo viene riconosciuto un interesse al tasso del 5% decorrente dal gennaio 1996 al saldo….”.

Questa sentenza non potrà ridare la qualità e quantità di vita che Giovanna avrebbe avuto, se non fosse stata una vittima del Mobbing.

Il caso di Giovanna entrerà in dottrina forense, infatti, ne è prevista la pubblicazione dettagliata, dopo la pubblicazione della sentenza.

 

Dott. Vincenzo Paolillo, Psicologo-Psicoterapeuta

Consulente civile e penale Foro di La Spezia

 

(fonte: http://www.psiconline.it/article.php?sid=1489)

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